Reverse charge nel settore logistica e trasporti

L'introduzione del reverse charge nei contratti di appalto e subappalto nel settore della logistica e dei trasporti

Negli ultimi anni, la gestione fiscale delle operazioni di trasporto nonché la movimentazione merci e logistica è stata oggetto di crescente attenzione da parte delle autorità italiane ed europee. Una delle innovazioni più significative è stata la proposta di introdurre il Reverse Charge nei contratti di appalto e subappalto per queste attività. A seguito degli importanti aggiornamenti normativi degli ultimi mesi del 2025, in particolare con l'entrata in vigore del Decreto Legge n. 84/2025 (il "Decreto Fiscale"), questa normativa non solo è ormai prossima a diventare strutturale, ma ha anche visto rimuovere alcuni vincoli inizialmente previsti. Sebbene l'implementazione piena stia ancora avvenendo, essa rappresenta un passo avanti decisivo per contrastare le frodi fiscali e semplificare la gestione dell'IVA in un settore cruciale.

Ma come si è arrivati a questa proposta e quali problemi mira a risolvere, in considerazione delle ultime modifiche? Quali potrebbero essere gli impatti pratici per le aziende industriali che operano nel settore della logistica e dei trasporti?

 

Uno strumento di contrasto all'evasione IVA in Italia

L'Italia sta compiendo significativi progressi nella lotta all'evasione fiscale, in particolare riguardo all'IVA. Secondo l'Osservatorio CPI, l'evasione complessiva è diminuita da 108,4 miliardi di euro nel 2017 a 82,4 miliardi nel 2021, con una riduzione notevole nell'evasione dell'IVA, passata da 35,6 miliardi a 17,8 miliardi nello stesso periodo.

Nel 2023, l'Agenzia delle Entrate ha registrato un recupero record di 24,7 miliardi di euro, con un incremento del 22% rispetto all'anno precedente.

Nonostante questi progressi, l'evasione dell'IVA rimane una sfida significativa. Nel 2022, il tax gap dell'IVA nell'Unione Europea è stato stimato in 89,3 miliardi di euro, con l'Italia che rappresenta una parte rilevante di questo divario.

In questo contesto, l'adozione del meccanismo del Reverse Charge nel settore della logistica e dei trasporti sta emergendo come una misura efficace per contrastare ulteriormente l'evasione dell'IVA, trasferendo l'obbligo di versamento dell'imposta dal fornitore al committente e riducendo così le opportunità di frode.

 

Perché il reverse charge sta diventando una priorità fiscale e si estende

Il Reverse Charge, o inversione contabile, è un meccanismo che trasferisce l'obbligo di versare l'IVA dal fornitore al committente. Questo sistema è stato introdotto in diversi settori considerati a rischio di frodi fiscali e ora è al centro dell'attenzione per la sua applicazione alla logistica e ai trasporti. La proposta, inizialmente inserita nella Legge di Bilancio 2025 e poi rafforzata e ampliata dal Decreto Legge n. 84/2025, mira a ottenere l'autorizzazione dell'Unione Europea per diventare effettiva in modo strutturale.

Un punto chiave degli ultimi aggiornamenti è l'eliminazione dei requisiti di "prevalente utilizzo di manodopera" o "utilizzo di beni del committente" che inizialmente erano stati ipotizzati. Questo significa che la normativa si applicherà indiscriminatamente a tutti i contratti di appalto, subappalto, affidamento a consorziati o simili nel settore della logistica e dei trasporti, ampliando significativamente la platea di operazioni interessate e rendendo il meccanismo più robusto nel contrasto alle frodi.

Questa normativa è stata sviluppata in risposta a problematiche specifiche del settore. In particolare, mira a contrastare pratiche scorrette da parte di strutture consortili che emettono fatture con IVA al committente senza poi procedere al relativo versamento, chiudendo le società coinvolte e trasferendo i lavoratori ad altre imprese del consorzio.

Spesso il committente resta inconsapevole di tali irregolarità, poiché l’unico interlocutore contrattuale è la capofila del consorzio, che gestisce tutte le fatturazioni.

Immaginiamo il caso dell'azienda Alfa, un'importante realtà industriale che stipula un contratto di appalto con l'azienda Beta per la gestione di servizi logistici. L'azienda Beta, a sua volta, è un consorzio che si avvale di società consortili per fornire la manodopera necessaria. Alfa riceve regolarmente fatture da Beta, comprensive di IVA, e si assicura che tutta la documentazione (DURC, DURF e certificazioni varie) sia in regola.

Tuttavia, sotto la superficie di questo rapporto apparentemente trasparente, si nasconde un meccanismo fraudolento. Una delle consorziate di Beta, l'azienda A, fornisce il personale e fattura con IVA a Beta senza mai versare l'imposta all'erario. Dopo un certo periodo, l'azienda A viene chiusa e il personale viene trasferito all'azienda B, un'altra consorziata del consorzio Beta. Anche l'azienda B continua la stessa pratica: emette fatture con IVA, non effettua i versamenti dovuti e, prima che le autorità fiscali possano intervenire, viene chiusa, trasferendo nuovamente il personale a una terza società consortile, l'azienda C. Questo ciclo si ripete, generando una catena di evasione fiscale sistematica.

Nonostante l'azienda Alfa sia del tutto all'oscuro delle irregolarità presenti all'interno del consorzio Beta, si espone comunque a rischi significativi. Sebbene i controlli formali risultino regolari, le autorità fiscali potrebbero ritenere che il rapporto tra Alfa e Beta non sia un autentico contratto di appalto, ma piuttosto una somministrazione illecita di manodopera, ai sensi dell’articolo 10 del D.Lgs. 276/2003. Questa riqualificazione potrebbe derivare da una gestione operativa che non rispetta i criteri tipici dell’appalto, come la mancanza di autonomia organizzativa da parte di Beta o un controllo diretto da parte di Alfa sui lavoratori del consorzio. In tale scenario, Alfa potrebbe perdere il diritto alla detrazione dell’IVA ed essere soggetta a sanzioni fiscali e contributive, pur senza aver avuto alcuna consapevolezza delle violazioni commesse nel consorzio.

 

Cosa cambierebbe in questa situazione con l’applicazione del reverse charge?

In questo caso, il Reverse Charge rappresenterebbe una soluzione efficace per prevenire frodi fiscali e tutelare l’azienda Alfa. Con l’inversione contabile, l’IVA non verrebbe più versata al consorzio Beta, ma direttamente all’erario da parte di Alfa. Questo meccanismo impedirebbe alle consorziate (A, B, C) di trattenere l’IVA senza versarla, bloccando il ciclo fraudolento di chiusure e riaperture.

 

Stato attuale e possibilità di accordi volontari: Le novità

Al momento, il Reverse Charge nei contratti di appalto e subappalto di logistica e trasporti è in attesa del via libera definitivo da parte dell'Unione Europea per l'applicazione strutturale. Tuttavia, è già possibile per le imprese stipulare accordi volontari tra prestatore e committente, la cui disciplina transitoria è stata allineata al futuro regime strutturale. Questi accordi prevedono che l'IVA venga versata dal committente per conto del prestatore, offrendo una soluzione proattiva.

Importante novità: con le recenti modifiche del Decreto Legge n. 84/2025, ogni subappaltatore può ora esercitare autonomamente l'opzione transitoria per gli accordi volontari, anche in assenza di scelta da parte del committente o del primo appaltatore, offrendo maggiore flessibilità lungo tutta la filiera.

Gli accordi volontari, della durata triennale, richiedono una comunicazione preventiva all'Agenzia delle Entrate e sono particolarmente utili per le aziende che vogliono anticipare i benefici della futura normativa e iniziare a mitigare i rischi fiscali già da ora. Inoltre, a partire dal 1° ottobre 2025, il versamento dell'IVA relativo a queste operazioni (quando dovuto tramite Reverse Charge) avverrà con cadenza trimestrale, entro il 16 del secondo mese successivo a ciascun trimestre solare.

 

Ottimizzare la compliance per un futuro più trasparente

In un settore in continua evoluzione, scegliere partner affidabili e mantenersi aggiornati sulle normative è fondamentale. Con il Reverse Charge, e le sue recenti estensioni che ne rafforzano l'applicazione, il percorso verso una logistica più trasparente e sicura è finalmente tracciato.

Per le aziende interessate a ridurre i rischi fiscali e migliorare la gestione dell'IVA, la stipula di accordi volontari può rappresentare una soluzione utile in attesa dell'entrata in vigore della normativa definitiva. È essenziale continuare a monitorare l’evoluzione del quadro normativo per adeguarsi tempestivamente alle nuove disposizioni e cogliere le opportunità offerte da una maggiore trasparenza fiscale.