Negli ultimi anni, per molte aziende industriali la trasformazione digitale non è stata solo questione di efficienza o di automazione: ha ridefinito l’intera architettura operativa. ERP, sistemi MES, piattaforme di monitoraggio in real time, connettività per la logistica, smart devices e IoT: tutto si integra in una rete digitale. Ma con l’aumento della superficie esposta, cresce — in parallelo — il rischio cyber. E oggi, quel rischio non riguarda più solo il reparto IT: coinvolge la supply‑chain, la produzione, la logistica, la continuità operativa.
Nel 2024 l’Italia ha registrato oltre 3.500 attacchi informatici gravi, il numero più alto mai rilevato. Il report CLUSIT 2025 parla chiaro: il rischio cyber è reale, crescente, e non riguarda più solo l’IT, ha effetti diretti sulla continuità operativa, sulla fiducia del mercato e sulla responsabilità degli amministratori.
La domanda è semplice quanto scomoda: se domani un attacco blocca i sistemi aziendali per due giorni, chi risponde? E possiamo dimostrare di aver fatto tutto il possibile per prevenirlo?
Che cos'è la Direttiva NIS 2
La Direttiva NIS 2 (Network and Information Security) è il nuovo quadro normativo europeo che innalza in modo significativo i requisiti di cybersicurezza per molti settori essenziali: energia, sanità, logistica, trasporti, servizi digitali, manifatturiero, pubblica amministrazione.
L'obiettivo? Ridurre la frammentazione normativa tra Stati membri e garantire un elevato livello comune di sicurezza in tutta l'UE.
Ma il vero salto di paradigma è un altro: la cybersicurezza non è più un problema dell'IT, ma entra a pieno titolo tra le responsabilità strategiche della governance aziendale.
Responsabilità diretta degli amministratori
NIS2 impone agli organi di vertice di:
In caso di non conformità grave, sono previste sanzioni elevate, che in alcuni ordinamenti europei possono includere anche responsabilità personali (fino all'interdizione).
Cosa succede quando la sicurezza informatica fallisce?
Il caso Capita plc (UK, 2023)
Nel 2023, Capita plc, uno dei principali fornitori di servizi professionali nel Regno Unito, ha subito un attacco ransomware di vasta portata. L’incidente ha portato alla compromissione di sistemi aziendali critici e all’esfiltrazione di dati personali appartenenti a circa 6,6 milioni di individui. Le conseguenze sono state gravi: il blocco temporaneo di numerosi servizi aziendali e una profonda crisi reputazionale. Secondo stime ufficiali, il solo costo di remediation e gestione dell’incidente ha raggiunto circa 25 milioni di sterline. Questo evento ha mostrato quanto anche organizzazioni consolidate, fornitrici di servizi a livello nazionale, possano rivelarsi vulnerabili agli attacchi informatici. Sottolinea inoltre l’importanza di includere la sicurezza cyber tra i criteri di valutazione dei partner esterni, e non solo tra le misure interne di protezione.
Ransomware su aziende italiane (2024–2025)
Nel biennio 2024-2025, diverse grandi aziende italiane del comparto manifatturiero e della logistica sono state vittime di attacchi ransomware particolarmente aggressivi. Le conseguenze sono state pesanti: impianti produttivi fermi, ordini bloccati, gravi ritardi nelle consegne e, in molti casi, la perdita di dati sensibili e progetti strategici. Questi attacchi dimostrano quanto sia fondamentale per le imprese disporre di sistemi di backup aggiornati, reti segmentate e una solida cultura della sicurezza a tutti i livelli dell'organizzazione. Basta un singolo punto debole per trasformare un attacco informatico in una crisi aziendale con impatti economici e reputazionali rilevanti.
Cambiamento di cultura organizzativa
Per essere conformi a NIS 2 non basta introdurre nuove tecnologie di protezione: è necessario promuovere una cultura della sicurezza diffusa, che parta dal vertice e coinvolga tutta l’organizzazione. La cybersicurezza deve diventare un elemento stabile dei processi decisionali: nelle valutazioni di nuovi progetti, nelle scelte di fornitura, nei piani di continuità operativa e nelle strategie di innovazione.
Questo cambio di cultura richiede modelli di delega chiari e coerenti: gli amministratori mantengono la responsabilità complessiva, ma devono attribuire ruoli, compiti e poteri definiti a figure tecniche e organizzative, assicurandosi di ricevere informazioni comprensibili e tempestive. Le domande diventano molto concrete: i nostri processi critici sono protetti? Sappiamo quali fornitori rappresentano un rischio? Le persone sono formate a riconoscere un attacco di phishing o un comportamento sospetto?
Deleghe, modelli organizzativi e processi
La conformità a NIS 2 implica l’adozione di modelli organizzativi che rendano tracciabili responsabilità, processi e decisioni in materia di sicurezza. Tra i requisiti vi sono, ad esempio, politiche di analisi del rischio, procedure di gestione degli incidenti, piani di business continuity e disaster recovery, misure di sicurezza della supply chain e programmi di formazione strutturati.
In questo contesto, diventa centrale la definizione di deleghe operative efficaci: il top management deve nominare referenti e strutture (es. CISO, Punto di Contatto, Referente CSIRT) con responsabilità chiare, adeguate risorse e un flusso di reporting diretto verso gli organi di vertice. L’intero sistema deve essere documentato, riesaminato periodicamente e adattato all’evoluzione delle minacce e del contesto tecnologico.
In un contesto in cui ogni sistema è connesso e ogni funzione aziendale è esposta, la capacità di reagire a un attacco informatico non dipende solo dalla tecnologia. Dipende dalla preparazione e dalla chiarezza con cui si sono definiti ruoli, responsabilità e priorità.
La vera resilienza non si costruisce nell’emergenza, ma nel quotidiano. È fatta di scelte consapevoli, di investimenti mirati e di una leadership che sa guardare oltre l’efficienza del momento per proteggere il valore nel tempo. Perché oggi, più che mai, la sicurezza non è solo un costo da contenere: è un elemento distintivo di credibilità e solidità.